24 novembre 2021

 

Una lettura/recensione di Giuseppe Cappello

del nuovo libro di Orlando Franceschelli 

Nel tempo dei mali comuni. Per una pedagogia della sofferenza

Nel tempo dei mali comuni: manipolare o educare?

Una lettura del libro di Orlando Franceschelli (con la Prefazione di Telmo Pievani) Nel tempo dei mali comuni. Per una pedagogia della sofferenza, Donzelli 2021, pp. X-156  € 18,00

 

Nella sua ricerca ventennale, che in Italia disegna una parabola unica del naturalismo filosofico, Orlando Franceschelli ha innanzitutto fissato quali siano i termini teoretici in cui deve essere pensato il concetto di natura. La prima felice sintesi di Dio e Darwin (Donzelli 2005) e il più articolato discorso de La natura dopo Darwin (2007), cui tiene subito dietro Darwin e l'anima (Donzelli 2009), sono testi che, in questo senso, hanno rappresentato pagine interlocutorie per tutti: scienziati, teologi e filosofi, credenti e non credenti. O, su questa ultima dicotomia, sarebbe più consono dire credenti in un Dio padre celeste del Creato e credenti in una Natura madre in cui i processi fisici devono a se stessi la causa della loro esistenza e della loro legislazione. In questo senso la pietra angolare su cui, come già si legge nelle pagine di Dio e Dariwn, il naturalismo filosofico pone la sua agorà del dialogo e non la sua chiesa del logo è il Frammento 30 di Eraclito in cui, vale la pena di citarlo, si legge: «Questo ordine universale che è lo stesso per tutti né un dio né un uomo lo ha creato ma sempre era, è e sarà fuoco sempre vivente che si accende e si spegne secondo giusta misura». Sulla via della fondazione teoretica nel naturalismo, Franceschelli, nelle pagine di Dio e Darwin e de La natura dopo Darwin, ha svolto una lunga ricerca che, prendendo le mosse appunto dalla pietra angolare del frammento eracliteo si snoda per le vie del pensiero di Democrito ed Epicuro, Spinoza e Hume, Darwin e Feuerbach, fino all'opera di Karl Löwith. Naturalmente queste pagine dell'agorà naturalistica non potevano eludere il confronto del dialogo con gli autori che hanno diversamente interpretato il mondo: molte sono le pagine in cui Franceschelli dà la parola a una ben conosciuta tradizione dei testi sacri dell'Ebraismo e del Cristianesimo; a Paolo di Tarso così come ad Agostino e Tommaso fino ai pontefici contemporanei Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. 

La pietra angolare, su cui poi si snoda la ricerca teoretica fra le pagine di Dio e Darwin e La natura dopo Darwin, giunge alla sua piena tornitura nella dimensione triangolare per cui fra le pagine della filosofia e della teologia si muove appunto il terzo interlocutore del dialogo che è quello della voce della scienza; su questo punto Franceschelli è irremovibile: la filosofia, ma anche la teologia, non possono veramente pretendere di prendere la parola se non interagendo anche con i risultati che la ricerca scientifica è andata dischiudendo da Galilei e Newton fino ai nostri giorni. 

La filosofia della ragion pura non può oggi prescindere da questo meticciato epistemologico; e nell'ordine di questo meticciato si dischiudono pure le pagine che Franceschelli dedica alla ragion pratica nella trilogia che prendendo le mosse da Elogio della felicità possibile (Donzelli 2014), passa per quelle di In nome del bene e del male (Donzelli 2018), e ora si compie in questo ultimo lavoro che è Nel tempo dei mali comuni. Per una pedagogia della sofferenza (Donzelli 2021). Tanto quanto la ricerca di Franceschelli è, nella sua dimensione teoretica, oltre l'accademico orizzonte di una storia della filosofia per configurarsi come una vera e propria ricerca filosofica, così la stessa dimensione teoretica non intende fermarsi a uno sguardo che poi non s'interroghi pure sull'azione. Diremo: a un'etica naturalistica che con la teoretica naturalistica si compone e si invera fra le problematiche della felicità e del bene del singolo così come, con un accento particolare in questo ultimo libro, della dimensione associata degli uomini. Qui arriviamo alla dischiusura ultima delle pagine de Nel tempo dei mali comuni. L'orizzonte è cosmopolitico. In un duplice senso: fra la cosmopoli epistemologica di filosofia, scienza e teologia  l'autore legge l'attuale stato della cosmopoli terrena fino dove essa capisce finalmente che il suo discorso non basta a se stesso ma deve alzare lo sguardo «appetto alla natura». 

La riflessione di Franceschelli, sin dalle prime pagine di Dio e Darwin è «appetto alla natura», sennonché i tempi degli odierni mali comuni sembrano testimoniare proprio la bontà filosofica di quelle prime pagine lì dove oggi non c'è dibattito - per come li chiamava Kant - fra «gli dèi della terra» del G20 fino alla riflessione dell'uomo comune che non sia dibattito «appetto alla natura». Sennonché lì dove fra gli stessi «dèi della terra», con lo stuolo mediatico che essi si portano dietro, così come fra i più semplici uomini della terra, la parola giunge in affanno rispetto al suo originario idiomatico concettuale greco di logos, l'opera di Franceschelli conferma quel lungo cammino con cui il filosofo procede per anni nascosto fino a che poi sia gli dèi che gli uomini dei mali comuni non finiscono per inciampare su quello che avevano considerato per lungo tempo poco più che un ombra. 

In realtà, per usare le parole di Pindaro, «sogno d'un ombra è l'uomo» quando pensa di procedere senza la riflessione e magari pure fra «magnifiche sorti e progressive». Sennonché la pandemia che sembra giunta d'improvviso ha fatto sì che tanto gli dèi-re della terra quanto gli uomini comuni siano ormai nudi. Privi, fra tante chiacchiere, di una parola. Quella parola che intanto, nel libro di Franceschelli sul tempo dei mali comuni, riaggiorna il termine di pandemia in «sindemia». La pandemia infatti non ha fatto che rimettere, loro malgrado, gli uomini di fronte a un insieme di problemi che, latenti o occultati, vanno inquadrati in un sistema più ampio di mali comuni. Si legge appunto sui mali comuni di cui Franceschelli ora si occupa che innanzitutto si tratta di «precisare che quella da Covid-19, più che una pan-demia, è stata una sin-demia. Questo termine infatti - prosegue l'autore - richiama opportunamente l'attenzione sul prefisso syn, ossia sull'insieme dei problemi (sanitari, ambientali, psicologici, sociali, economici) e sulla relazione fra le varie malattie che hanno favorito e reso ancora più devastanti gli effetti della diffusione del coronavirus sulla popolazione (demos)». E, continua l'autore con una visione d'insieme e prospettica, che il termine sindemia si presta meglio a esprimere «il compresibile timore che la stessa ricerca di una soluzione bio-medica potrebbe rivelarsi fallimentare. Con conseguenze più gravi, com'è agevole capire per le fasce della popolazione maggiormente svantaggiate ed esposte a disuguaglianze socio-economiche e inospitalità ambientale». 

In realtà il libro chiama tutti in causa, più fortunati e meno fortunati uomini e donne del mondo, dal momento in cui si è dispiegata l'era dell'Antropocene. L'era in cui homo sapiens è giunto alla capacità di modificare le condizioni naturali dentro cui, attraverso processi coevolutivi, è stata possibile la sua venuta e la sua permanenza nel mondo; un homo sapiens che ora innalza pericolosamentee la sua mano di homo faber oltre quei limiti che la lezione della Grecia classica poneva già a uomini e donne di un'età molto più in consonanza con la natura. Biotecnologie e bioinformatica sembrano far piuttosto risuonare il canto aggiornato delle «magnifiche sorti e progressive» che - scrive Franceschelli - «almeno a coloro che potranno utilizzarle, dovrebbe permettere di superare le attuali crisi e di entrare finalmente nella nuova era dei futuri uomini cyborg». Il libro chiama in causa i sostenitori del cosiddetto «buon Antropocene che si colloca all'interno di una visione futuristica ed elitaria». E risponde subito con il contrappello della filosofia; di quella filosofia che, nell'attuale cosmopolitismo dei mali comuni, non si lascia trascinare verso bio-ingegneristiche costruzioni di un futur-uomo in virtù della manipolazione fisica dei corpi ma si ripromette ancora una volta di educare l'uomo. Questo è il cuore della sfida che Franceschelli pone di fronte a uomini e donne dell'Antropocene: manipolare o provare ancora a educare l'essere umano? «La scorciatoia dell'intelligenza - come insegna la filosofia - è la strada più lunga» ed è su questa strada che il libro si cimenta per mettere a punto le categorie teoretiche e pratiche per «restare umani». Restare umani moralmente, intellettualmente e a questo punto anche ontologicamente. Restare umani e restare con gli umani senza cedere alla logica dei sommersi e dei salvati, questa è la sfida della filosofia e di questo libro; della filosofia che vi è in questo libro.

Fra bio-ingegneri e geo-ingegneri che avanzano manipolatorii fra le «magnifiche sorti e progressive» 4.0, la filosofia si ripropone ancora una volta il compito più arduo e paziente dell'educazione. In questo senso il libro procede attraverso due analisi dirimenti per chi voglia ancora provare a educare; le analisi su quale sia il rapporto fra il pensare e l'agire e su come si debba intendere correttamente e al netto di ogni dolorismo, mirabili in questo senso le pagine del confronto con Nietzsche e con lo stoicismo, il precetto eschileo del «patendo conoscere». Siamo nel cuore del libro che non a caso reca il sottotitolo Per una pedagogia della sofferenza. Nel tempo dell'ormai compiuto cosmopolitismo dei mali comuni, fra cui il più grande è quello che l'uomo inorgoglisca nella manipolazione artificiale ed elitaria, il compito della filosofia è quello di provare a rispondere con un cosmopolitismo di quel bene comune che è  la tesaurizzazione delle sofferenze nell'insidenza teoretico-pratica, mirabili e molto istruttive in questo senso le pagine di un tutto nuovo confronto con Hegel, Feuerbach e Marx, di un'anthropine sophia, una sapienza tutta umana, ancora una volta socratica. Che rinnovata e ancora una volta posta di fronte agli uomini «raggiunge - come l'autore del libro ci fa dire da Eschilo - persino coloro che la respingono». Si tratta in fondo di pensare ai tempi che ci aspettano - ci fa riflettere Franceschelli - nella scelta se procedere dentro i termini dell'educazione di un cosmopolitismo dei beni comuni o nella prospettiva della manipolazione elitaria del sogno di un'ombra cibernetica. Anche a chi volesse procedere su questa strada gioverebbe - prima del passo fatale - la lettura di questo libro.

            Giuseppe Cappello 

Il nome di Karl Löwith è spesso associato ai suoi lavori di storia della filosofia e alla sua attività di "scepsi storiografica"  (segue)

Sezioni del sito

O. Franceschelli - Intervista su Karl Löwith

Karl Löwith - Treccani.it

Karl Löwith - New School Philosophy

Karl Löwith, Storia e natura. Scritti su idealismo e sinistra hegeliana, a cura di Flavio Orecchio, Castelvecchi, Roma, 2023.

Karl Löwith, Il cosmo e le sfide della storia, a cura di O. Franceschelli, Donzelli Editore, Roma, 2023.

S. Griffioen, Contesting modernity in the German secularization debat: Karl Löwith, Hans Blumenberg and Carl Schmitt in polemical contexts, Brill, Leiden, 2022.

Donaggio E., Karl Löwith: eine philosophische Biographie, tr. ted. di A. Staude con la collaborazione di M. Rottman, J.B. Metzler, Berlin, 2021.

Seconda edizione

Liebsch B., Verzeitlichte Welt: Zehn Studien zur Aktualität der Philosophie Karl Löwiths, J.B. Metzler, Berlin 2020.

Nuova edizione

Löwith K., Dio, uomo e mondo nella metafisica da Cartesio a Nietzsche, a cura di O. Franceschelli, Donzelli, Roma, 2018.

Karl Löwith, Sul senso della storia, a cura di M. Bruni, Mimesis, 2017.

Heidegger M., Löwith K., Carteggio 1919-1973: Martin Heidegger e Karl Löwith, edizione critica di A. Denker, a cura di G. Tidona, ETS, Pisa, 2017.

Fazio G., Il tempo della secolarizzazione. Karl Löwith e la modernità, Mimesis, Milano-Udine, 2015.

A. Tagliapietra, M. Bruni (a cura di), Le Rovine, ossia meditazione sulle rivoluzioni degli imperi, traduzione di M. Bruni, Mimesis, 2016.

Premio Nazionale Filosofia Frascati - 2016

Società Natura Storia. Studi in onore di Lorenzo Calabi, a cura di A. Civello, Edizioni ETS, 2016.

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