PRINCIPIO NATURA. BIBLIOGRAFIA

I. PRINCIPIO NATURA :  KARL LÖWITH

1. K. Löwith, Dio, uomo e mondo nella metafisica da Cartesio a Nietzsche, a cura di O. Franceschelli, Donzelli, Roma 2002. 

In questo volume, tradotto qui integralmente e per la prima volta nella sua versione definitiva (1967), Löwith perviene agli esiti più maturi del suo confronto con la modernità. Cosa devono tornare a essere il mondo e l'uomo, dopo la «caduta di Dio» consumatasi nella coscienza moderna? È rispetto a questa ineludibile domanda che emerge l'incapacità della filosofia moderna, da Cartesio e Kant fino a Hegel e al nichilismo di Stirner, di emanciparsi effettivamente dal creazionismo e dall'antropocentrismo di ascendenza biblica. La concezione meccanicistica del mondo e le moderne «metafisiche della soggettività» smarriscono l'autentica sostanza religiosa della fede nel Dio sovrannaturale e creatore della tradizione, ma non sanno ripristinare la nozione di natura. Precipitano anzi l'uomo cristiano-moderno in un mondo divenuto ormai estraneo e privo di senso: in un esilio o nichilismo cosmico che riguarda non solo l'idealismo di Fichte o il disprezzo per la natura di Hegel, ma anche le filosofie di Husserl, Heidegger e Sartre. C’è tuttavia anche un'altra modernità: quella in cui l'a-teismo giunge al proprio compimento. Perciò in Dio, uomo e mondo Löwith, oltre che con Feuerbach e Nietzsche, «filosofo del nostro tempo», si confronta, con un'intensità, che non ha precedenti lungo tutta la sua ricerca, anche con Spinoza: con il «Mosè dei materialisti moderni» (Feuerbach) che ha saputo uscire da ogni metafisica della volontà e restituire «la propria verità alla natura di tutte le cose». È con questa linea di pensiero che anche il naturalismo di Löwith instaura un dialogo di grande attualità per tutti coloro che si sentono «irretiti» nell'emancipazione moderna dall'orizzonte metafisico: che collocano, cioè, la propria ricerca e la propria vita «in un universo senza Dio» e sono interessati a tornare alla prospettiva di una natura (physis) sempiterna che sia anche dimora cosmica dell'uomo che a essa appartiene.

2. K. Löwith, Spinoza. Deus sive Natura, a cura di O. Franceschelli, Donzelli, Roma 1999.

Indicato da Feuerbach come "Mosé dei materialisti moderni" ed elogiato da Nietzsche come proprio "predecessore", Spinoza ha finito per diventare anche per Lowith un punto d'approdo della propria critica della modernità. Proprio in questo saggio, unico per l'ampiezza della trattazione di temi spinoziani, l'autore dell'"Etica" viene presentato come il "primo, grande illuminista moderno" che ha rinaturalizzato il Dio trascendente della tradizione biblica, anticipando, e talvolta persino superando, la stessa critica di Nietzsche alla metafisica platonico-cristiana. "Osservatore preciso e penetrante delle cose umane e sovrumane", Spinoza ha delineato per primo i tratti di una modernità non segnata dalla secolarizzazione e dalle filosofie della storia: una "filosofia vera", immune da ogni corrosione nichilistica e con cui il naturalismo del Lowith maturo instaura un confronto decisivo e ancora attuale per ogni ricerca interessata ad una "comprensione naturale", se non di Dio, almeno del mondo e dell'uomo.

II. PRINCIPIO NATURA :  ORLANDO FRANCESCHELLI

1. O. Franceschelli, Karl Löwith. Le sfide della modernità tra Dio e nulla, Donzelli, Roma 2008.

Karl Löwith dedicò le sue prime indagini - oltre che alla rielaborazione delle tematiche fenomenologiche - al confronto con Hegel, Kierkegaard, Marx, Weber e soprattutto Nietzsche e Burckhardt, nel tentativo di aprire una strada di fronte alla radicale disumanizzazione portata dal nichilismo moderno e dallo stesso avvento del nazismo. A questa prima fase seguì la celebre polemica contro i surrogati secolari della fede cristiana e contro il "nichilismo cosmologico" cui saremmo condannati in un mondo reso assurdo e senza senso dalla "morte di Dio". Per Löwith se il Dio biblico diviene non più credibile, è alla nozione precristiana di natura che occorre, invece, di nuovo volgersi: anche l'uomo e la sua soggettività devono tornare ad appartenere all'ordine naturale del mondo. È precisamente tra Dio e nulla che Löwith, "al di là" di Nietzsche, ha cercato una strada praticabile. Franceschelli ripercorre l'intero arco di questa intensa avventura del pensiero: dagli esordi degli anni venti ai saggi sul buddismo, su Spinoza e Valéry. La lezione di Karl Löwith emerge qui in tutta la sua ricchezza e attualità: un salutare e sobrio affrancamento dall'orizzonte metafisico, che consente di fronteggiare le sfide teoriche - e pratiche - del disincanto moderno.

 

2. O. Franceschelli, Dio e Darwin. Natura e uomo tra evoluzione e creazione, Donzelli, Roma 2005.

Crisi ecologica, polemiche sull’insegnamento del darwinismo, scontro tra laici e cattolici su questioni bioetiche sempre più impegnative: già questi temi ci ricordano come il confronto su natura e creazione rappresenti il problema nel quale siamo tutti coinvolti. Ma in quali termini si presenta oggi questo confronto? La risposta è ben nota: Darwin ha segnato un punto di svolta epocale e semplicemente inaggirabile. Dopo Darwin, è veramente cambiato per sempre il nostro modo di guardare al mondo, alla natura umana, all’etica. E anche a Dio, alla sua onnipotenza e alla sua giustizia: quali domande rivolgerebbe un Giobbe «darwiniano» a un Creatore che dona la vita, tollerando però il male fisico, le ferite e gli tsunami planetari documentati dai processi evolutivi? Dio e Darwin, appunto: l’esito più alto e attuale di tutto il confronto tra la modernità e l’eredità teologico-filosofica delle sue stesse radici cristiane. Accanto agli snodi più rilevanti del naturalismo darwiniano, il libro discute anche gli attacchi sferrati contro di esso dagli odierni neo-creazionisti, e la loro confutazione da parte di biologi, filosofi e persino teologi interessati a confrontarsi col naturalismo darwiniano. Riconosciute le rispettive plausibilità di naturalismo e fede nella creazione, è possibile impegnarsi in un dialogo capace di evitare sia tentazioni fondamentaliste sempre ricorrenti, persino ai massimi vertici della Chiesa cattolica, sia sterili polemiche anti-religiose. A un simile confronto alto può indurci proprio Darwin, metafora tra le più emblematiche del passaggio moderno dal creato alla natura. Da un simile dialogo della plausibilità può essere arricchita, insieme alle nostre vite, anche la nostra convivenza civile e democratica. Un libro che non ha mancato di suscitare interesse e polemiche tra quanti, credenti e non credenti, vivono con disagio l’idea di un dialogo tra naturalismo darwiniano e teismo evoluzionistico. La tempestiva seconda edizione del volume, con l’aggiunta di una nuova postfazione nella quale l’autore ribadisce le ragioni del dialogo, dà conto anche degli ultimi sviluppi del dibattito.

 

3. O. Franceschelli, La natura dopo Darwin. Evoluzione e umana saggezza, Donzelli, Roma 2007.

Chi ha paura di Darwin? E chi ha paura della natura?, si chiede di rimando la filosofia. Dopo il successo di Dio e Darwin, Orlando Franceschelli ripercorre il cammino che dalla scoperta della natura da parte della nascente filosofia greca e dalla sua negazione da parte della tradizione platonico-cristiana, conduce alla rinascita moderna della prospettiva che il mondo e l’uomo siano frutto di processi soltanto naturali e non della creazione di Dio. Darwin rappresenta lo snodo decisivo di questo evento epocale e della naturalizzazione della stessa mente dell’uomo che lo porta a compimento. Un evento contro cui il fondamentalismo religioso e numerose prese di posizione della gerarchia cattolica muovono attacchi pretestuosi, volti unicamente ad equiparare il naturalismo a «mito moderno», nichilismo antropologico, disperazione esistenziale. Compito del «naturalismo impegnativo» proposto da Franceschelli, con autentica e costruttiva laicità, è invece definire e coltivare le ragioni critiche e la «saggezza solidale» che esso può dischiudere alle nostre vite. Una proposta di dialogo rivolta anche ad una teologia capace di confrontarsi senza pregiudizi con l’emancipazione moderna dal creazionismo. Natura e umana saggezza, appunto: consapevolezza di essere parte di un’evoluzione bio-cosmica senza fine, e capacità di cogliere le opportunità che questa nostra condizione naturale può offrirci. È il frutto più bello e l’esito più auspicabile – soprattutto di fronte alle attuali sfide bioetiche – della ragionevole libertà cui le umanissime virtù della scienza e della filosofia ci consentono di aspirare.

 

4. O. Franceschelli, Darwin e l'anima. L'evoluzione dell'uomo e i suoi nemici, Donzelli, Roma 2009.

«Siamo una specie ibrida sempre tentata dall’egoismo, ma la coevoluzione di cui siamo frutto ha messo nel cuore stesso della nostra complessa natura anche il piacere della saggezza solidale. Sottrarne la maternità alla natura e alla nostra storia, per assegnarne la paternità al creatore che avrebbe posto questa “scintilla” divina nell’anima dell’uomo, è solo un’irricevibile arroganza teologica».

Come si può, oggi, ragionare sui temi della natura umana senza partire da Darwin? Senza muovere dalle conquiste scientifiche e dalle implicazioni filosofiche, etico – politiche e persino teologiche connesse a quanto egli ha detto sull’origine e la storia dell’uomo? In questo agile e denso volume, Orlando Franceschelli affronta uno dei nodi cruciali del pensiero darwiniano: la questione antropologica, destinata a scuotere dalle fondamenta la tradizione filosofica e religiosa occidentale. A cominciare dalla credenza nell’immortalità dell’anima e nella guida provvidenziale della storia. Le celebrazioni per il bicentenario della nascita di Darwin, infatti, rischiano di lasciare in ombra il vero nucleo teorico della sua rivoluzione antropologica, contro cui ancora oggi si levano accuse di nichilismo, soprattutto da parte della gerarchia cattolica: naturalizzando l’uomo e la sua mente,Darwin ne avrebbe addirittura minato la dignità. Ecco perché in questo saggio Franceschelli parte dalla ricostruzione del pensiero di Darwin sulla coevoluzione della natura umana: dai suoi rapporti con gli animali, fino al progresso verso la civiltà. Snodi cruciali a cui ciascuno dovrebbe essere interessato: è mediante queste elaborazioni che Darwin ha influenzato la scienza, la filosofia e anche quella teologia che ormai parla non più di creazione ma di emergenza dell’anima. È da esse che risulta con chiarezza il carattere pretestuoso di ogni tentativo di assimilare Darwin alla volontà di potenza di Nietzsche, al darwinismo sociale e al razzismo e all’eugenetica di Hitler. «Oltre l’anima e la volontà di potenza»: è a partire da questo approdo della coscienza moderna che l’autore delinea l’impegno etico - politico cui dovrebbe indurci una concezione effettivamente naturalistica dell’uomo. Interessata a raccogliere con responsabilità e costruttiva capacità di dialogo anche le attuali sfide bioetiche. A coltivare nelle nostre vite e nella sfera pubblica la «saggezza solidale» che Franceschelli propone come frutto coerente e auspicabile del naturalismo moderno.

 

5. O. Franceschelli, Elogio della felicità possibile. Il principio natura e la saggezza della filosofia, Donzelli, Roma 2014.

Natura, saggezza e felicità: forse per ogni essere umano è difficile vivere senza interrogarsi, almeno una volta, sul loro effettivo rapporto. E sull’altra questione che questo rapporto inevitabilmente solleva: in che senso la saggezza può favorire la nostra felicità? Ricercare la saggezza non equivale a diventare più consapevoli del carico immenso di dolore, sofferenza e ingiustizia che grava sulle nostre vite e su quelle dei nostri simili? Saggezza della felicità possibile: questa è la prospettiva filosofica proposta da Orlando Franceschelli. Essa ci ricorda non solo che tra natura, saggezza e felicità esiste un rapporto indissolubile, come aveva suggerito già Epicuro, ma che questo rapporto possiamo coltivarlo soltanto a patto di essere, a un tempo, consapevoli dei limiti che la sofferenza e la morte pongono alle nostre gioie, e concretamente impegnati a valorizzare e godere tutta la felicità che, entro questi limiti, è possibile raggiungere. È in questo orizzonte etico-antropologico che anche la Regola Aurea – fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te – può essere riscritta come impegno a fare per la felicità di ogni essere senziente tutto ciò che si ritiene possibile e si vorrebbe fosse fatto per la fioritura della propria. Questo è l’approdo etico che, in alternativa al naturalismo della volontà di potenza indicato da Nietzsche, può educarci a mettere anche le odierne biotecnologie al servizio della felicità possibile, invece di asservire la loro inaudita e crescente potenza a ideologie o appetiti mercantili e di bio-potere. La via indicata dall’autore è quella di un’antropologia dell’ecoappartenenza a partire dalla quale coltivare un dialogo laico e costruttivo anche con quanti (credenti, teologi, metafisici) guardano al cosmo fisico e alla natura umana a partire dalla dottrina biblica della creazione. Riconoscere la plausibilità del naturalismo consente infatti di apprezzare senza pregiudizi la saggezza della felicità possibile e solidale proposta dagli odierni sostenitori del principio natura. Premessa irrinunciabile, questa, per poter trovare risposte condivise ai temi etici nelle nostre società sempre più complesse. È di questo umanesimo non antropocentrico che in questo libro si tesse un convinto elogio.

III. PRINCIPIO NATURA : CLASSICI

2017

1. R. W. Emerson, Natura, Donzelli, Roma.

Pubblicati a distanza di quasi dieci anni l’uno dall’altro, i due saggi che compongono questo volume, entrambi intitolati Nature, hanno avuto una fortuna completamente diversa: il primo, del 1836, è considerato il manifesto del trascendentalismo americano, il secondo, del 1844, è rimasto pressoché nell’ombra. Nei due testi, in cui si incontrano passi di grande respiro poetico, Emerson mette a punto i capisaldi della sua filosofia: una concezione in cui «la natura è simbolo dello spirito», e dunque va letta e interpretata. Nella natura emersoniana, restituita con la forza straordinaria di immagini tradotte dall’esperienza nella scrittura, l’uomo deve ritrovare il proprio posto, per ripristinare quel dialogo tra natura e Dio che pervade il creato. Al centro dei due saggi c’è dunque l’invito a ristabilire un equilibrio che può darsi soltanto nella «corrispondenza», nella fratellanza, nella comunione con la natura: l’uomo – soprattutto l’individuo adulto, che ha disimparato a farlo – deve tornare a riconoscere l’ammiccare della natura, deve tornare a leggerla dentro di sé e nel medesimo spirito che pervade l’universo. In questo percorso l’uomo è assistito, accompagnato dalla natura, ma solo se si abbandona a un rapporto originale con l’universo, se torna a guardare «Dio e la natura faccia a faccia». Nell’incipit del saggio del 1836 c’è tutta la potenza dell’oratoria emersoniana: è quasi un invito alla giovane nazione americana a liberarsi dai fardelli del passato e dal debito verso le generazioni precedenti per ascoltare solo la propria voce interiore nel confronto con la natura. In questo spazio aperto dal dialogo tra uomo e natura si colloca l’arte: se è vero che la natura ha leggi proprie, c’è in essa una componente dinamica con cui l’uomo può interagire. In particolar modo il poeta, che interpreta la natura, «adegua le cose ai suoi pensieri» e vi imprime il suo essere.

 

2. S. Hawkings, R. Penrose, La natura dello spazio e del tempo. Che cosa la mente umana può comprendere dell’universo, BUR, Milano.

Come elaborare un modello teorico generale in grado di descrivere l’universo in modo unitario e coerente? È questa la domanda cruciale che accompagna la ricerca scientifica ormai da un secolo – da quando nel primo Novecento la teoria della relatività e la meccanica quantistica rivoluzionarono il nostro modo di concepire i meccanismi della natura – e ha dato origine all’affascinante dibattito tra Hawking e Penrose che prende corpo nelle pagine di questo libro. Con il loro stile inconfondibile, i due grandi fisici riflettono sulle teorie fondamentali riguardo alla struttura del tempo e dello spazio, indagano le zone d’ombra che ancora circondano elementi cruciali come il big bang e i buchi neri e si interrogano su come giungere a una teoria unitaria della “gravità quantistica”. Il loro è un dialogo sorprendente, che illustra in modo esemplare il fascino e la complessità delle leggi che regolano la natura e l’universo.

 

3. R. Ronchi, Il canone minore. Verso una filosofia della natura, Feltrinelli, Milano.

Questo libro ripercorre la storia del pensiero occidentale con una chiave di lettura forte e originalissima. Le storie della filosofia, in effetti, sono due. Quella che si studia sui manuali è la versione ufficiale, il canone maggiore. I nomi che costellano questa tradizione sono illustri. Eppure, il canone maggiore è anche la vicenda di un lungo allontanamento dalla vocazione autentica della filosofia: "La filosofia sta da una parte sola. Essa scorre sulla linea che abbiamo chiamato minore". Rocco Ronchi tratteggia un percorso più silenzioso, e tuttavia ricchissimo di tesori spesso nascosti, il solo a non aver tradito il compito più urgente della filosofia. È il canone minore, che conta tra le sue fila William James negli Stati Uniti, Henri Bergson in Francia, Giovanni Gentile in Italia, Alfred North Whitehead in Gran Bretagna. Nomi prestigiosi, ma marginali nel dibattito odierno. Pensatori raffinatissimi, che sulla soglia del Novecento hanno pensato non il loro secolo, ma il secolo successivo, il nostro. La rivoluzione del canone minore non mette più al centro l'uomo con i suoi valori, il soggetto con la sua esperienza e i suoi desideri. Al contrario, questa nuova versione della storia della filosofia è profondamente antiumanistica e immoralistica, perché rivolge la sua attenzione alla natura, allo splendore della sua immanenza assoluta, alla sua incomprensibile e infinitamente intelligente processualità. In un dialogo serrato con la scienza contemporanea, Ronchi si chiede che cosa sono il tempo e la vita e dimostra che la filosofia è necessariamente una filosofia della natura.

 

4. A. Wulf, L’invenzione della natura. Le avventure di Alexander von Humboldt, l’eroe perduto della scienza, LUISS, Milano, 2017.

Descritto dai suoi contemporanei come “l’uomo più famoso al mondo dopo Napoleone”, Alexander von Humboldt fu uno dei personaggi più affascinanti e stimolanti del suo tempo. Nato nel 1769 in una ricca famiglia aristocratica prussiana, rinunciò a una vita privilegiata per scoprire come funzionava il mondo. I suoi viaggi e le sue esplorazioni in ogni angolo del globo ne plasmarono il pensiero e ne fecero un personaggio leggendario, ammirato e citato come diretta influenza non solo da studiosi come Charles Darwin, Henry David Thoreau, Ralph Waldo Emerson e John Muir, ma anche da letterati come Goethe, Coleridge e Wordsworth; Thomas Jefferson scrisse che Humboldt era “tra i principali artefici della bellezza” della sua epoca. Tuttavia, questo straordinaria personalità, a cui dobbiamo il nostro stesso concetto di natura e l’idea moderna di ambientalismo, sembra oggi pressoché dimenticato, e mentre il suo nome resiste ovunque – piante, animali, fiumi e città prendono il suo nome –, le sue opere prendono polvere sugli scaffali delle librerie. Andrea Wulf, acclamata storica e autrice di numerosi bestseller internazionali, si è immersa nelle opere, nei diari e nei documenti personali di Humboldt, ne ha seguito le tracce in tutto il mondo, visitando gli stessi luoghi e scalando le stesse montagne, per restituire a Humboldt, con questo libro, il posto che egli merita nel pantheon della natura e delle scienze. L’invenzione della natura è anche un tentativo di capire come è nato e come si è formato il modo stesso in cui pensiamo il mondo.

2016

1. V. Barone, G. Giorello, La matematica della natura, Il Mulino, Bologna, 2016.

Numeri, figure geometriche e relazioni matematiche sono dovunque attorno a noi, talvolta in forma evidente, più spesso annidati nei meccanismi di funzionamento dell'universo. Ma in che modo - e perché - queste creazioni astratte della mente umana riescono a descrivere il mondo concreto dei fenomeni naturali, da quelli più familiari a quelli che hanno luogo nelle profondità della materia e del cosmo? Un filosofo e uno scienziato esplorano la capillare presenza della matematica nella natura, raccontando alcune delle sue manifestazioni più curiose e affascinanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2. C. Bartocci, P. Martin, A. Tagliapietra, Zerologia. Sullo zero, il vuoto e il nulla, Il Mulino, Bologna, 2016.

Metti una sera a cena un matematico, e mettigli vicino un fisico e un filosofo. Così un dialogo tra amici diventa un libro: tre compagni di liceo si ritrovano per intrecciare la nozione matematica di zero, quella fisica del vuoto e quella filosofica del nulla, ricostruendo un'avventura che attraversa tutta la storia del pensiero. Ma cosa accomuna questi tre concetti? Di certo lo scandalo del paradosso: un numero per il "non essere", indispensabile ma inafferrabile; un "vuoto" che "riempie" la nostra vita quotidiana e che resta un concetto di frontiera della fisica moderna; un'assenza e una mancanza, una negazione effervescente e pensosa che ci attrae fino ai bordi del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

3. F. Farinelli, L'invenzione della terra, Sellerio Editore Palermo, Palermo, 2016.

"Che idea avevano della forma della Terra gli antichi, gli uomini del Medioevo e poi i moderni? Come se la immaginavano? E perché se la immaginavano proprio in quella maniera? La questione non è affatto semplice, appunto perché decidere tra le due forme, la piatta e la sferica, è l'atto originario dell'intera riflessione occidentale, nel senso che è proprio intorno a questo problema che la riflessione dell'Occidente sul mondo si struttura, si organizza". La Terra è spazio, immensa estensione, un quadro generale. E la carta geografica che fornisce l'orientamento per muoversi nelle località più concrete della vita vissuta. Non è stato sempre così. Quando il mondo era molto più piccolo, quando era in gran parte sconosciuto e dunque i territori noti erano solo un parziale anticipo di un altrove terreno misterioso, le rappresentazioni della Terra svolgevano probabilmente un'altra funzione, o la stessa in modi diversi. Erano mappe, ma di cosa? Questo libro racconta l'evoluzione della geografia - dalla Genesi e l'Enuma Elis babilonese alla moderna cartografia - in quanto storia di un progressivo disincanto. Dal Mondo alla carta geografica. Come, attraverso cosmogonie, cosmologie, e cosmografie, il vago e mitico universo-tutto, lentamente e laboriosamente, ha partorito la Terra.

 

2015

1. R. Bondì, A. La Vergata, Natura, Il Mulino, Bologna, 2014.

Nella storia della filosofia, della scienza e della cultura in generale, "natura" e "naturale", termini fra i più pregnanti, sono stati usati in accezioni assai diverse, ora sovrapposte, ora intrecciate, ora contrastanti, spesso cariche di implicazioni morali, affettive, estetiche, religiose. Di questa vicenda lunga e intricata dà conto il libro. Le diverse concezioni della natura, da Platone e Aristotele a Darwin fino ai giorni nostri, sono esposte in una prospettiva interdisciplinare, che prende in considerazione sia la tradizione filosofica sia le fonti scientifiche, letterarie e religiose, senza trascurare le recenti riflessioni sulle questioni ambientali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2. M. Onfray, Cosmo. Un'ontologia materialista, Ponte alle Grazie, Bologna, 2015.

"Cosmo", primo volume della trilogia "Breve enciclopedia del mondo", propone al lettore una visione rivoluzionaria della vita naturale, che interroga la natura lì dove essa più vivacemente si agita e freme, trascinando nel suo movimento ogni cosa: l'atomo come elemento primordiale presente in tutto ciò che esiste, il nematode che parassita le sue prede spingendole al suicidio; l'anguilla che percorre migliaia di chilometri - dalle acque dolci dei fiumi fino alle più vertiginose profondità oceaniche - solo per riprodursi e poi morire; l'Homo sapiens sapiens, ovviamente, questo discendente della scimmia che crede di dominare ciò che in realtà lo domina, di essere libero di scegliere ciò che in verità lo determina; su fino alle meccaniche celesti, alle immani energie cosmiche, ai movimenti delle costellazioni, ai ritmi lunari e solari, all'alternanza delle stagioni da cui traggono origine le culture e le religioni, cristianesimo incluso (con buona pace dei seguaci del Libro monoteista). Ogni cosa dunque è animata da quella pulsione cieca e insopprimibile che Aristotele chiama l'arte di perseverare nel proprio essere, Spinoza la potenza di esistere, Nietzsche la volontà di potenza.

 

 

3. P. Pecere, a cura di,  Il libro della natura. 1: Scienze e filosofia da Copernico a Darwin, Carocci, Roma, 2015.

La filosofia e le scienze moderne si radicano storicamente in uno stesso campo di indagine e continuano spesso ad affrontare questioni comuni. Il libro mette in evidenza questa omogeneità, esaminando teorie e problemi fondamentali della scienza moderna. Gli autori, storici, filosofi e scienziati, mostrano che la riflessione filosofica ha giocato un ruolo nella nascita e nello sviluppo della moderna conoscenza scientifica, e che ancora oggi è fondamentale per la sua comprensione. Il percorso critico descritto nei diversi capitoli affronta temi come la rivoluzione copernicana, la matematizzazione della natura, il meccanicismo, la diffusione della fisica newtoniana, il vitalismo nelle scienze della vita, la nascita del concetto di spazio e delle geometrie non euclidee, gli sviluppi della teoria dell'evoluzione. Al volume se ne affianca un secondo, dedicato a vicende e autori che vanno dall'inizio del xx secolo a oggi, per comporre un itinerario complessivo attraverso la storia comune della filosofia e delle scienze moderne, che si caratterizza per l'interdisciplinarità e per l'attenzione allo stato attuale delle ricerche.

 

 

4. P. Pecere, a cura di,  Il libro della natura. 2: Scienze e filosofia da Einstein alle neuroscienze contemporanee, Carocci, Roma, 2015.

La filosofia e le scienze moderne si sono sviluppate a partire da uno stesso campo di indagine e continuano ad affrontare questioni comuni, ma oggi sono spesso considerate come due forme di conoscenza del tutto eterogenee. Il volume mette in evidenza la loro omogeneità, esaminando i problemi e le teorie che più hanno sollecitato la riflessione filosofica sulle scienze del xx secolo. Il lavoro congiunto degli autori, storici, filosofi e scienziati, fa emergere una dimensione filosofica delle teorie scientifiche contemporanee, che risulta ancora oggi fondamentale per il loro sviluppo e la loro interpretazione. Il percorso del libro attraversa temi come l'applicazione della matematica alla natura e l'assiomatizzazione della scienza, teorie come la relatività generale e la meccanica quantistica, campi di ricerca come l'intelligenza artificiale e le scienze cognitive, giungendo fino a questioni aperte della fisica teorica e della neurobiologia di oggi. Con il primo volume, dedicato a vicende e autori che vanno dalla rivoluzione copernicana alla teoria dell'evoluzione, compone un itinerario complessivo attraverso la storia comune della filosofia e delle scienze moderne e contemporanee, che si caratterizza per l'interdisciplinarità e per l'attenzione allo stato attuale delle ricerche.

 

 

2014

1. M. Cacciari, Labirinto filosofico, Adelphi, Milano, 2014,

All'origine dei diversi discorsi, molti dei quali ‘alla moda', sulla ‘fine della filoso­fia' che, almeno da Nietzsche, caratterizzano tanto pensiero dell'Occidente, sta la ‘sentenza' hegeliana: che la philo-sophía cessi di chiamarsi ‘amante' e si affermi fi­nalmente come puro sapere, Sophia ovvero Scienza. Amore e Sapere debbono dirsi addio. Che il sophós dismetta il suo abito di eterno pellegrino e fissi la sua dimora. È questo il destino della nostra epoca? O ancora vi è ‘ciò' che non possiamo esprimere, rappresentare, indicare se non amandolo? Il discorso filosofico-metafisico porta in sé la traccia di questa tensione, e proprio là dove affronta il suo problema, la sua a­poria costitutiva: che l'ente è, che nella sua singolare identità mai coincide con le determinazioni che il lógos ne predica, che la sua sostanza non può disvelarsi nella fini­tezza del suo apparire. Ogni ontologia deve basarsi su questa differenza – non differenza tra essere ed essente, ma differenza immanente alla realtà dello stesso essente, e in particolare proprio di quello stra-ordinario essente che ha corpo e mente. Oltre l'esercizio sempre più vacuo delle de-costruzioni, oltre gli astratti specialismi, oltre le accademie e le scuole, sarà a tale problema, eterno aporoúmenon, e al ‘timore e tremore' che suscita, che questo libro intende fare ritorno, ascoltando alcuni grandi classici della tradizione metafisica, per svilupparlo ancora una volta. A partire da esso, o riattingendolo sempre, magari inconsciamente, la filoso­fia ha condotto la propria ricerca per diversi sentieri, in qualche modo contemporanei tutti, che si contraddicono e intrecciano ad un tempo, in una sorta di inimicizia fraterna. Col loro stesso procedere tali sentieri finiscono per creare il ‘luogo' di un paradossale labirinto, che obbliga a far esodo dal suo centro verso imprevedibili esiti – o col formare un grande albero, di cui essi sono rami, radici e rizomi.

 

2. O. Franceschelli, Elogio della felicità possibile. Il principio natura e la saggezza della filosofia, Donzelli, Roma, 2014.

Natura, saggezza e felicità: forse per ogni essere umano è difficile vivere senza interrogarsi, almeno una volta, sul loro effettivo rapporto. E sull’altra questione che questo rapporto inevitabilmente solleva: in che senso la saggezza può favorire la nostra felicità? Ricercare la saggezza non equivale a diventare più consapevoli del carico immenso di dolore, sofferenza e ingiustizia che grava sulle nostre vite e su quelle dei nostri simili? Saggezza della felicità possibile: questa è la prospettiva filosofica proposta da Orlando Franceschelli. Essa ci ricorda non solo che tra natura, saggezza e felicità esiste un rapporto indissolubile, come aveva suggerito già Epicuro, ma che questo rapporto possiamo coltivarlo soltanto a patto di essere, a un tempo, consapevoli dei limiti che la sofferenza e la morte pongono alle nostre gioie, e concretamente impegnati a valorizzare e godere tutta la felicità che, entro questi limiti, è possibile raggiungere. È in questo orizzonte etico-antropologico che anche la Regola Aurea – fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te – può essere riscritta come impegno a fare per la felicità di ogni essere senziente tutto ciò che si ritiene possibile e si vorrebbe fosse fatto per la fioritura della propria. Questo è l’approdo etico che, in alternativa al naturalismo della volontà di potenza indicato da Nietzsche, può educarci a mettere anche le odierne biotecnologie al servizio della felicità possibile, invece di asservire la loro inaudita e crescente potenza a ideologie o appetiti mercantili e di bio-potere. La via indicata dall’autore è quella di un’antropologia dell’ecoappartenenza a partire dalla quale coltivare un dialogo laico e costruttivo anche con quanti (credenti, teologi, metafisici) guardano al cosmo fisico e alla natura umana a partire dalla dottrina biblica della creazione. Riconoscere la plausibilità del naturalismo consente infatti di apprezzare senza pregiudizi la saggezza della felicità possibile e solidale proposta dagli odierni sostenitori del principio natura. Premessa irrinunciabile, questa, per poter trovare risposte condivise ai temi etici nelle nostre società sempre più complesse. È di questo umanesimo non antropocentrico che in questo libro si tesse un convinto elogio.

 

3. U. Galimberti, L'usura della terra, AlboVersorio, Milano, 2014.

"L'antropocentrismo, da cui la tecnica è nata e in cui si è sviluppata, non è più il luogo in cui si possono decidere i destini dell'uomo, perché da questo luogo la tecnica già da tempo s'è congedata e, con questo congedo, anche l'uomo è diventato materiale della tecnica.".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

4. F. Laudisa, Naturalismo. Filosofia, scienza, mitologia, Laterza, Roma-Bari, 2014.

Il naturalismo contemporaneo si fonda su una concezione filosofica e metodologica della conoscenza largamente diffusa, che tende ad assimilare la conoscenza umana a un processo naturale, in fondo non dissimile da una reazione chimica, un terremoto o una duplicazione cellulare. Questa visione della conoscenza determina una serie di profonde implicazioni concettuali sul rapporto tra filosofia e scienza, arrivando non di rado a influenzare l’immagine pubblica della scienza stessa in una direzione scientista e antifilosofica.
Il volume rappresenta un’introduzione al naturalismo e un’analisicritica dei suoi fondamenti e delle assunzioni fondamentali, mettendone in luce anche le conseguenze fuorvianti e distorsive tanto sull’identità della filosofia e della scienza quanto sul significato culturale dei loro rapporti reciproci.

 

 

 

 

 

 

5. C. Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi, Milano, 2014.

«Ci sono frontiere, dove stiamo imparando, e brucia il nostro desiderio di sapere. Sono nelle profondità più minute del tessuto dello spazio, nelle origini del cosmo, nella natura del tempo, nel fato dei buchi neri, e nel funzionamento del nostro stesso pensiero. Qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l'oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato». Tale è il presupposto di queste «brevi lezioni», che ci guidano, con ammirevole trasparenza, attraverso alcune tappe inevitabili della rivoluzione che ha scosso la fisica nel secolo XX e la scuote tuttora: a partire dalla teoria della relatività generale di Einstein e della meccanica quantistica fino alle questioni aperte sulla architettura del cosmo, sulle particelle elementari, sulla gravità quantistica, sulla natura del tempo e della mente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

5. C. Rovelli, Che cosìè la scienza. La rivoluzione di Anassimandro, Mondadori, Milano, 2014.

Tutte le civiltà umane hanno sempre pensato che il mondo fosse fatto di Cielo sopra e Terra sotto. Tutte, eccetto una. Per i Greci la Terra era un sasso che galleggia nello spazio; sotto la Terra non c'era altra terra, né tartarughe, né le gigantesche colonne di cui parla la Bibbia. Come hanno fatto i Greci a comprendere che la Terra è sospesa nel nulla? Chi lo ha capito e come? È di questa straordinaria «rivoluzione scientifica» di Anassimandro che l'autore ci parla, e che Karl Popper ha definito «una delle idee più audaci, rivoluzionarie e portentose dell'intera storia del pensiero umano". E del conflitto che ha aperto, che ancora brucia. E della natura del pensiero scientifico, della sua capacità critica e ribelle, della forza con cui sovverte l'ordine delle cose e la nostra immagine del mondo; di un sapere scientifico estremamente efficace e «sbagliato» al tempo stesso, come ci insegna la fisica del xx secolo. Parlare di Anassimandro è riflettere su cosa significhi la rivoluzione scientifica aperta da Einstein.

 

 

 

 

2013

1. D. Demetrio, La religiosità della terra. Una fede civile per la cura del mondo, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014.

La religiosità della terra non è una devozione neopagana e nemmeno un culto. È un modo di sentire umano tra i più immediati e istintivi. È meraviglia, commozione, sgomento, dinanzi alla natura e al suo manifestarsi in forme molteplici e discordanti: bellezza sublime, supremazia, indifferenza. Sia il credente sia il non credente, dinanzi alla natura, non possono che provare identiche emozioni. Per questo oggi è necessaria una comune fede civile, un’alleanza feconda nella custodia del mondo, tra tutti coloro che intendono opporsi alle aggressioni, alle negligenze, ai saccheggi indiscriminati contro la nostra terra che, da madre, si rivela sempre più figlia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2012

1. E. Boncinelli, G. Giorello, Lo scimminione intelligente. Dio, natura e libertà, Rizzoli, Milano, 2012.

Che animale è un Homo sapiens? Cosa lo distingue dagli altri? La libertà? Oppure questa è un'illusione? Sono domande che ci poniamo da secoli: su libero arbitrio e predestinazione si è consumata la frattura tra Cattolicesimo e Riforma; di uomo-macchina e determinismo ha discusso la filosofia tra il Seicento e l'Ottocento, poi è arrivato Darwin con la sua "pericolosa idea" dell'evoluzione; nel Novecento tutto è sembrato dipendere dai geni; i progressi delle neuroscienze hanno spostato - l'indagine all'interno del cervello. Edoardo Boncinelli e Giulio Giorello fanno il punto sullo stato attuale della ricerca e analizzano i limiti teologici, fisici, etici e biologici che condizionano l'individuo. Il risultato è una nuova concezione di libertà: non più un dono dato per scontato, ma un processo strettamente legato alle nostre azioni. L'uomo costruisce la sua libertà giorno dopo giorno e poco importa se agisce contro Dio e la natura o se accetta le loro regole, perché, alla fine, non siamo altro che il prodotto delle nostre scelte.

 

 

 

2. M. Bruni, La natura oltre la storia. La filosofia di Karl Löwith, il Prato, Saonara (Pd), 2012.

Karl Löwith, uno dei maggiori filosofi tedeschi del '900, ha voluto riportare in auge la più antica filosofia greca, "nata grande" con i cosidetti presocratici, intesa come scienza prima, ovvero come scienza della physis, della natura universale. Si può dire che Löwith è stato un pensatore dell'essere e della totalità, un metafisico, o meglio, un physiologo, avendo identificato l'originario con l'eterna potenza generatrice del cosmo. L'aspetto centrale del pensiero di Löwith consiste nell'idea secondo la quale la natura delle cose rimane stabile al di là del variare delle epoche storiche, mentre a poter cambiare sono solo le nostre interpretazioni del vero. Il compito della filosofia, infatti, è quello di aderire alla verità delle cose e di farsene testimone, sapendo riconoscere non solo la natura eterna di tutto ciò che esiste, ma anche la natura dell'essere umano che, come "animale dotato di ragione", giunge alla sua realizzazione proprio nel dispiegare pienamente la dimensione razionale che lo caratterizza. Per ogni uomo la massima aspirazione sarà, allora, il raggiungimento della chiara contemplazione della verità dell'esistente, uniformandosi a quelle dinamiche che caratterizzano la natura universale e personale, pervenendo così al "vivere secondo natura", che dovrebbe coincidere con la conduzione di una "vita buona", contrassegnata dalla serenità, anche nell'epoca del nichilismo e della "fatalità del progresso" della tarda modernità occidentale.

 

 

3. A. R. Damasio, Il sé viene alla mente. La costruzione del cervello cosciente, Adelphi, Milano 2012.

A lungo la coscienza è stata sovrapposta a nozioni quali «spirito» o «anima», quasi che l'ultima parola sull'argomento spettasse di necessità alla filosofia o alla teologia. Da qualche tempo, tuttavia, i neuroscienziati hanno fatto della coscienza – che insieme alla natura profonda della materia e dello spaziotempo costituisce l'ulti­mo baluardo del sapere occidentale – uno dei loro oggetti di indagine prediletti: e si vanno profilando acquisizioni sorprendenti e controintuitive. Fra i massimi neuroscienziati spicca Antonio Damasio, che in questo densissimo libro approda a una sorta di summa della sua ricerca trentennale, dove i fondamenti di quella prospettiva antidualistica che lo ha reso celebre (si pensi al legame tra regioni cerebrali «arcaiche», come l'amigdala, e più recenti, come la corteccia prefrontale, nella genesi delle scelte morali e dei processi decisionali) sono integrati da nuove e complesse sequenze: quella sull'inciden­za delle emozioni e dei sentimenti primordiali (il piacere e il dolore) come ponti connettivi tra il proto-sé e il sé; quella sul discrimine tra percezione e rappresentazione degli eventi interni ed esterni al nostro corpo come base biologica, unitamente alla memoria, nella costruzione dell'identi­tà individuale; e in particolare – frutto di una personalissima ricerca di unità ispirata alla rilettura di Spinoza – quelle sulle varietà fenomeniche di coscienza, che nella comparazione tra gli esseri umani e gli altri animali (a cominciare dai primati) o nelle differenze tra lo «stato» dei bambini nati senza corteccia e quello del coma vegetativo degli adulti mostrano un'infinita gamma di sfumature percettive e cognitive, insieme avvincenti e inquietanti. L'e­sito, a conclusione di un ciclo avviato da L'errore di Cartesio, è un'idea della coscienza come «processo», geniale elusione del dualismo e insieme del monismo che sfrutta e porta magistralmente a compimento un’intuizione di William James.

 

 

2011

1. M. Donà, La verità della natura, Adelphi, Milano 2011.

Una riflessione lucida e spregiudicata sulla natura, uno dei concetti più discussi e controversi del nostro tempo... che, in ogni caso, è al centro della riflessione filosofica sin dall'antichità. Da allora in poi parlare di natura avrebbe voluto dire parlare di "movimento", 'materia", 'elementi", "principio" e tante altre realtà che qui vengono nuovamente interrogate, tenendosi accuratamente alla larga dalle banalità troppo spesso caratterizzanti i dibattiti intorno a questo tema.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2. M. Hack, G. Leopardi, Storia dell'astronomia. Dalle origini ai nostri giorni, Edizioni dell'Altana, Roma, 2011.

«La più sublime, la più nobile tra le scienze è senza dubbio l’Astronomia. L’uomo s’innalza per mezzo di essa come al di sopra di se medesimo»
Giacomo Leopardi

 

«... anche quello che chiamiamo “l’universo”, quello che riteniamo sia tutto ciò che esi-ste, forse è solo uno fra tanti altri universi»
Margherita Hack

 

La scoperta del cielo. Una storia, due autori. Giacomo Leopardi, Margherita Hack, solo in apparenza fra loro estranei e lontani. Li unisce in realtà la passione per l’astronomia. Che questa “saldatura” fra il poeta dell’Infinito e l’eminente astro-fisica dei giorni nostri, non sia arbitraria, lo dimostra il presente volume. La prima parte del libro, che giunge sino agli inizi dell’Ottocento, appartiene a Giacomo Leopardi che la scrisse (1813) prodigiosamente all’età di quindici anni, valendosi di quanto, oltre alla celeberrima biblioteca paterna, poteva offrire la più avan-zata ricerca del suo tempo.

La seconda parte scritta da Margherita Hack, comincia dove Leopardi finisce e si proietta sino a illustrare le prospettive aperte sul XXI secolo dalle straordinarie con-quiste più recenti. Lo scienziato moderno “prende per mano” il geniale studioso gio-vinetto dallo studio di Recanati e, con lui, accompagna noi tutti lungo l’affascinante itinerario inconcluso sulle strade del firmamento, con un linguaggio che unisce pre-cisione e chiarezza.

 

 

IV. PRINCIPIO NATURA : CLASSICI

Risale a Cartesio quella separazione drastica fra emozione e intelletto che per secoli è stata un criterio ispiratore della ricerca, nonché un principio speculativo da non violare. Ma la realtà si sta rivelando diversa. In particolare, le affascinanti indagini sul cervello attualmente in corso muovono in tutt’altra direzione. Damasio è stato forse il primo a porre sotto attento esame le infauste conseguenze della separazione di Cartesio, e oggi è possibile circoscrivere quell’errore sulla base non soltanto di argomentazioni speculative, ma anche dell’analisi di casi clinici – che Damasio presenta con vivacità narrativa comparabile a quella di Sacks – e della valutazione di fatti neurologici sperimentali. Tutte le linee sembrano convergere verso uno stesso risultato: l’essenzialità del valore cognitivo del sentimento. Forzando l’espressione linguistica corrente, Damasio usa «sentimento» per denotare qualcosa di concettualmente nuovo, e introduce una distinzione importante e finora non rilevata fra il sentire di base e il sentire delle emozioni: distinzione che qui è fondata su osservazioni di architettura anatomico-funzionale del sistema nervoso centrale e non su motivazioni di solo funzionalismo psicologico (come per esempio in Johnson-Laird). Si compie così un grande passo in avanti verso il chiarimento neurobiologico della funzionalità emotiva e dei suoi strettissimi intrecci con l’agire razionale. Proprio qui si addensano le principali novità, che fanno di questo libro una delle letture più appassionanti in un campo – quello del rapporto tra cervello e coscienza – dove ancora moltissimo è da scoprire.

 

6. A. R. Damasio, L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano, Adelphi, Milano 1995.

 

7. A. R. Damasio, Emozione e coscienza, Adelphi, Milano 2000.

«Sento, quindi sono». Potrebbe essere il motto di questo importante libro, dove Damasio prosegue sulla via intrapresa con L’errore di Cartesio. Qui si tratterà di avvicinarsi alla coscienza, nel senso di «consapevolezza», attraverso l’emozione. Ma come farlo con rigore scientifico? Come sottoporre l’esperienza più volatile e multiforme, tutta in prima persona, ai più sottili criteri della scienza, che sono tutti in terza persona? Tale interrogativo si pone oggi a legioni di scienziati che hanno collocato la coscienza al centro delle loro ricerche, con una convergenza simile a quella che si era data, qualche decennio fa, sulla struttura atomica della materia. Si può dire che alcune delle risposte più convincenti si siano manifestate proprio in questo libro, anche per la straordinaria capacità di Damasio di mescolare, sovrapporre e giustapporre l’analisi al livello neurofisiologico e quella al livello psicologico, affrontando alcuni impressionanti casi clinici con una penetrazione che ricorda Oliver Sacks. Mentre, via via che l’indagine procede, si delineano con chiarezza i tratti di una teoria generale della coscienza, che è anche una teoria dell’identità, articolata in una gerarchia di livelli del sé, con i rispettivi supporti anatomici e correlati mentali.

 

8. A. R. Damasio, Alla ricerca di Spinoza, Adelphi, Milano 2003.

Completando la trilogia iniziata con L’errore di Cartesio e proseguita con Emozione e coscienza, Damasio inserisce nell’arco che si tende fra Cartesio e Spinoza la sua interpretazione della coscienza, fondata sulla distinzione tra le emozioni, quali manifestazioni comportamentali di natura fisiologica e materiale, e la loro percezione consapevole, i feelings, o sentimenti, di carattere mentale (qualsiasi cosa questo voglia dire). Laddove Cartesio separava l’intelletto dalle passioni, giudicate di natura inferiore, Spinoza, in una premonizione biologica di inquietante modernità, vi riconobbe una medesima sostanza: «La mente è l’idea del corpo». Per usare il linguaggio di Damasio: dietro la mente vi è un feeling brain, un cervello che «sente» i messaggi del corpo.
Attingendo ai risultati più recenti delle neuroscienze cognitive – in parte conseguiti dal suo stesso gruppo di ricerca allo University of Iowa Medical Center –, Damasio propone una risposta a vertiginosi interrogativi: da dove nascono i sentimenti? A che servono? E infine: che cosa sono? In questa analisi, insieme fenomenologica e neurobiologica, l’esperienza clinica e scientifica di Damasio si fonde, soprattutto nella esposizione dei casi clinici, con una vena narrativa affine a quella di Oliver Sacks.
Summa della più avanzata ricerca sulla coscienza, questo libro sposta su un nuovo terreno il dibattito mente-corpo, che è la prima sfida del pensiero scientifico in questi anni. Avviata quasi per caso con il controllo di una citazione, relitto di ormai offuscate letture giovanili, la «ricerca di Spinoza» consente al Damasio maturo di rimeditare la metafisica spinoziana: e dalle insondabili ambiguità del Deus sive natura nasce per lui – e per tutti noi – un quadro interpretativo affascinante, che comprende la totalità della natura, includendovi la mente che la osserva.

Il nome di Karl Löwith è spesso associato ai suoi lavori di storia della filosofia e alla sua attività di "scepsi storiografica"  (segue)

Sezioni del sito

O. Franceschelli - Intervista su Karl Löwith

Karl Löwith - Treccani.it

Karl Löwith - New School Philosophy

Karl Löwith, Storia e natura. Scritti su idealismo e sinistra hegeliana, a cura di Flavio Orecchio, Castelvecchi, Roma, 2023.

Karl Löwith, Il cosmo e le sfide della storia, a cura di O. Franceschelli, Donzelli Editore, Roma, 2023.

S. Griffioen, Contesting modernity in the German secularization debat: Karl Löwith, Hans Blumenberg and Carl Schmitt in polemical contexts, Brill, Leiden, 2022.

Donaggio E., Karl Löwith: eine philosophische Biographie, tr. ted. di A. Staude con la collaborazione di M. Rottman, J.B. Metzler, Berlin, 2021.

Seconda edizione

Liebsch B., Verzeitlichte Welt: Zehn Studien zur Aktualität der Philosophie Karl Löwiths, J.B. Metzler, Berlin 2020.

Nuova edizione

Löwith K., Dio, uomo e mondo nella metafisica da Cartesio a Nietzsche, a cura di O. Franceschelli, Donzelli, Roma, 2018.

Karl Löwith, Sul senso della storia, a cura di M. Bruni, Mimesis, 2017.

Heidegger M., Löwith K., Carteggio 1919-1973: Martin Heidegger e Karl Löwith, edizione critica di A. Denker, a cura di G. Tidona, ETS, Pisa, 2017.

Fazio G., Il tempo della secolarizzazione. Karl Löwith e la modernità, Mimesis, Milano-Udine, 2015.

A. Tagliapietra, M. Bruni (a cura di), Le Rovine, ossia meditazione sulle rivoluzioni degli imperi, traduzione di M. Bruni, Mimesis, 2016.

Premio Nazionale Filosofia Frascati - 2016

Società Natura Storia. Studi in onore di Lorenzo Calabi, a cura di A. Civello, Edizioni ETS, 2016.

Azioni Parallele è una rivista on line a periodicità annuale, che continua in altre modalità la precedente ultradecennale esperienza di Kainós. La direzione di A. P. è composta da G. Baptist, A. Meccariello e

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